Oggi trattiamo un argomento spesso sottovalutato perché ancora poco conosciuto a molti, anche operanti nel nostro settore: il rischio Radon.
Cosa è il Radon?
Il Radon è un gas radioattivo appartenente alla classe dei “gas nobili” prodotto dal decadimento radioattivo del Thorio e dell’Uranio 235-. Emette radiazioni ionizzanti, è incolore ed estremamente volatile, inodore, non reagisce con altri elementi chimici. E’ il più pesante dei gas conosciuti (densità 9.72 g/l a 0°C, 8 volte più denso dell’aria).
Come si propaga?
Il meccanismo principale che trasporta il gas dal suolo agli ambienti di vita chiusi è la differenza di pressione tra l’interno (in genere in depressione) e l’esterno dell’edificio, attraverso le fessurazioni, le aperture e le discontinuità (anche microscopiche) nelle strutture dell’edificio.
Il radon, essendo più pesante dell’aria, tenderà ad accumularsi all’interno degli ambienti chiusi o comunque scarsamente ventilati. E’ un inquinante tipicamente indoor “naturale”.
La sua pericolosità è però aumentata a causa dei moderni stili di vita e delle tecniche edilizie basate sul risparmio energetico e sul ridotto ricambio d’aria.
Quali sono i luoghi maggiormente a rischio?
I luoghi di lavoro adibiti ad uso o stoccaggio di materiali non radioattivi
ma contenenti elementi radioattivi naturali, ad esempio, aziende adibite
alla lavorazione di sabbie zirconifere, di terre rare, industrie di ceramiche,
produzione di materiali refrattari, etc.; luoghi di lavoro connessi con
attività estrattive o stabilimenti termali.
Anche i materiali per l’edilizia emettono diverse quantità di
radiazioni, a seconda della zona di provenienza. Alcuni materiali da costruzione (granito, tufo, porfido, basalto, cementi pozzolanici ecc.) contengono più radiazioni di altri.
…ed ancora…
Banche, Istituti di vigilanza, Musei, Caveau, locali di sicurezza, Gallerie, Cantieri, Sottovia, Locali commerciali;
Archivi di biblioteche, uffici, scuole, ospedali, immobili pubblici…
e altri luoghi di lavoro diversi da quelli precedentemente menzionati ma
situati in zone ad elevato rischio di contaminazione da Radon (individuate
dalle Regioni e dalle Province autonome).
Quali sono i danni per la salute?
Il Radon viene respirato insieme all’aria creando seri danni al sistema respiratorio. Nella fase di decadimento il Radon rilascia particelle alfa che possono provocare danni fisici e chimici al DNA delle cellule dell’epitelio polmonare.
Dal decadimento del Radon vengono poi a formarsi una serie di particelle solide radioattive che si accumulano nei polmoni sotto forma di elementi pesanti che continuano ad emettere radioattività e a danneggiare l’epitelio polmonare. L’accumulo dei danni al DNA può concretamente determinare l’insorgenza del cancro.
Considerato una delle maggiori cause di tumore al polmone dopo il tabacco, il Radon rappresenta un fattore di rischio rilevante per circa 1 milione di edifici in tutta Italia.
Sul territorio nazionale, si stima che più del 10% dei carcinomi polmonari sia imputabile al Radon.
Dove si necessita di una valutazione preventiva del Rischio Radon?
Come tutti i rischi, bisognerebbe valutarne sempre gli effetti anche latenti in qualsiasi ambiente di lavoro e di vita, in quanto è sempre molto difficile affermare che un rischio sia nullo o assente.
Detto ciò, ci sono comunque delle situazioni maggiormente a rischio, ovvero:
- Costruzioni situate in regioni ad alto rischio per la natura geomorfologica del terreno;
- Edifici costruiti su terreni ricchi di tufo, pietre di origine vulcanica, o in aree limitrofe a vulcani attivi o spenti;
- Edifici costruiti utilizzando tufo, pietre laviche o cementi pozzolanici;
- Locali interrati, seminterrati o situati ai piani bassi degli edifici e non attrezzati con idonei impianti di ricambio dell’aria a livello del pavimento;
- Edifici costruiti su fondamenta prive di vespaio areato.
Fondamentale è fare in modo che per le nuove costruzioni si adottino criteri anti-radon, come sigillare le possibili vie di ingresso dal suolo, predisporre un vespaio di adeguate caratteristiche cui poter facilmente applicare, se necessario, una piccola pompa aspirante ecc.
Come si misura?
La grandezza che viene presa come riferimento per valutare l’entità del fenomeno è la concentrazione di radon gas (o Radon 222) in aria. Viene espressa in Bq/m3 (Becquerel per metro cubo), ossia il numero di trasformazioni nucleari che ogni secondo sono emesse in un metro cubo di aria.
La misura si effettua con diverse tecniche: il metodo più diffuso ed economico è quello dei dosimetri degli addetti ai reparti di radiologia dei laboratori di analisi cliniche.
Qual è la normativa di riferimento?
Il D.L. 31 luglio 2020, n. 101, pubblicato in GU il Dlgs 31 luglio 2020 n° 101, ed entrato in vigore il 27 Agosto 2020, recepisce la Direttiva 2013/59/Euratom e riordina la normativa relativa alla protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti.
Il consiglio è sempre quello di valutare tutti i rischi possibili ed immaginabili, visibili e non visibili, perché un’attenta e minuziosa valutazione del rischio porta sicuramente ottimi risultati a lungo termine.
Lo Staff di direzionesicura
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